Neuro-Gastro Cannabinologia

29 luglio 2025

Nuove ricerche mettono in luce il ruolo sorprendente del sistema endocannabinoide nella salute gastrointestinale

In un’epoca in cui l’interesse per la cannabis medica cresce esponenzialmente, nuove ricerche mettono in luce il ruolo sorprendente del sistema endocannabinoide nella regolazione dell’appetito, nella salute gastrointestinale e nel benessere psicofisico. Dai disturbi digestivi all’obesità, dalla fame nervosa al reflusso, le implicazioni sono vaste e potenzialmente rivoluzionarie.


Cannabinoidi e fame: una questione di “piacere”

Tutti conoscono l’effetto “fame chimica” legato all’uso di cannabis. Ma ciò che un tempo si attribuiva a semplice suggestione è oggi spiegato da precisi meccanismi neurobiologici. I recettori CB1 del cervello, attivati da cannabinoidi come il THC, aumentano l’appetito sia stimolando la fame fisiologica (per bisogno energetico) sia quella edonistica (per piacere). Studi su animali hanno evidenziato che il THC amplifica la percezione degli odori e del sapore, rendendo il cibo più appetibile. Inoltre, influenza alcuni neuroni ipotalamici (i POMC) facendoli rilasciare sostanze che aumentano il piacere del cibo, come la beta-endorfina, disattivando il senso di sazietà.


Cannabis e metabolismo: un effetto paradossale

Nonostante l’incremento dell’assunzione calorica nei consumatori di cannabis, diversi studi mostrano che il loro indice di massa corporea risulta spesso più basso rispetto alla media. Una possibile spiegazione è che i fitocannabinoidi agiscano selettivamente: stimolando l’appetito nei soggetti sottopeso e contribuendo invece al miglioramento del metabolismo negli obesi, specie se si utilizzano cannabinoidi non psicoattivi come il CBD o il THCV. Questi ultimi, infatti, sembrano ridurre l’appetito e migliorare i parametri metabolici.


Il sistema endocannabinoide nell’intestino

Il tratto gastrointestinale è ricchissimo di recettori cannabinoidi. I CB1 sono presenti sulla mucosa e nei neuroni dell’intestino, mentre i CB2 si trovano soprattutto sulle cellule immunitarie. Questo sistema regola la motilità intestinale, la secrezione acida, l’infiammazione e persino il microbiota.


Nel caso di disturbi come il reflusso gastroesofageo, l’attivazione dei recettori CB1 si è dimostrata utile nel ridurre il rilassamento dello sfintere esofageo. Nei pazienti con ulcere gastriche o infiammazioni intestinali, i cannabinoidi hanno evidenziato un’azione gastroprotettiva e antiinfiammatoria.


Disturbi intestinali e cannabis: un’alleanza promettente

Nelle malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD), come morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa, la cannabis potrebbe rappresentare un’alternativa terapeutica. La stimolazione dei CB2 sulle cellule immunitarie riduce la produzione di citochine infiammatorie, migliorando la sintomatologia. Inoltre, alcuni fitocannabinoidi aiutano a regolare la motilità e a ripristinare l’equilibrio del microbiota intestinale.


Microbiota e cannabis: un dialogo in divenire

La scienza ha recentemente scoperto un’interazione reciproca tra il microbiota intestinale e il sistema endocannabinoide. Modificare il microbiota con probiotici, ad esempio, aumenta l’attività dei recettori CB2 e riduce dolore addominale e infiammazione. Al contrario, uno squilibrio del microbiota può contribuire all’obesità stimolando in modo anomalo il sistema endocannabinoide. Anche qui la cannabis – e i suoi derivati – potrebbe offrire soluzioni terapeutiche.


Stress, sonno e intestino: un equilibrio da salvaguardare

Lo stress cronico altera la segnalazione endocannabinoide, favorendo disturbi come insonnia, ansia, depressione e disbiosi intestinale. È stato dimostrato che la carenza di endocannabinoidi può contribuire a patologie come l’emicrania, la fibromialgia e l’IBS (sindrome dell’intestino irritabile). Regolare questo sistema, anche attraverso l’integrazione con fitocannabinoidi o probiotici, potrebbe aiutare a ristabilire l’equilibrio mente-intestino.


Verso un nuovo paradigma terapeutico

Il sistema endocannabinoide rappresenta una delle più affascinanti scoperte degli ultimi decenni in ambito medico. Il suo ruolo chiave nel regolare fame, digestione, infiammazione, umore e microbiota apre la strada a terapie innovative, naturali e più personalizzate. La cannabis, lontana dall’essere solo una sostanza ricreativa, emerge come un potenziale alleato per la salute gastrointestinale e oltre. Il futuro della medicina potrebbe passare – anche – dall’intestino e da recettore CB1.


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